Non si può non avere una “reputazione”, ma nell’era di internet se non la comunichi bene e in maniera continuativa è come se non l’avessi: e si sa bene quanto una “buona” reputazione generi vero valore economico, per sé e per la propria attività.
E’ una delle primissime regole della “buona reputazione” nell’era del web, il “marchio di fabbrica” che nasce dalla grande quantità di informazioni che atterrano sul telefonino quando cerchiamo il nome di un’azienda, un imprenditore o un professionista, e che va sotto il nome di “identità digitale”.
Se queste informazioni non sono corrette o parlano in maniera negativa delle persone che ci interessa conoscere, è davvero un bel guaio, anche per coloro che una buona reputazione, nella vita “fisica” di tutti giorni, ce l’hanno, ma non la comunicano bene o affatto, quasi per una sorta di “cattivo senso del pudore”.
Ma c’è di più: esistono anche individui che, nelle loro strategie di comunicazione, tentano di demolire, spesso in maniera subdola, l’immagine dei propri avversari, dei competitors, e dei “colleghi”, al fine di generare una specie di “Dark Reputation” contro la quale è necessario difendersi adottando, al contrario, una strategia più “etica”.
Come? Fondando – ognuno di noi e in base alla propria professione e ai propri obiettivi di business – una “fabbrica di contenuti positivi”, che vanno a popolare internet di buone notizie su di noi e su tutto ciò che siamo e facciamo.
Dell’argomento ne ha parlato recentemente l’Huffington Post, uno dei siti d’informazione più seguiti al mondo, in un recente articolo firmato da Antonio Bonafede, all’interno del quale sono presenti alcuni contributi di esperti del settore, tra cui quello del Content Manager di Pagine Sì spa Maurizio Lombardi.
L’articolo prende in rassegna alcuni aspetti di questa “business reputation”, mettendo anche in allarme imprenditori, professionisti, ma anche semplici cittadini, dalle molteplici “pseudo-società” che operano in un settore in forte crescita, presunti “fabbricanti” di web reputation che promettono di “aggiustare una reputazione negativa” o promuovere una “finta” reputazione positiva.
Un dipinto in chiaroscuro dalle fosche tinte è stato fornito da Andrea Barchiesi, fondatore e amministratore unico di Reputation Manager: “Il problema – dice Barchiesi nell’articolo dell’Huffington Post – è che proprio nella folla dei tanti sconosciuti che si occupano di reputation, spesso proprio loro senza (buona, ndr) reputazione, si annidano quegli operatori senza scrupoli che si occupano di dark reputation ovvero di attaccare i competitor di un’azienda aiutando a diffamare, a costruire castelli fittizi o ad aiutare pedofili, truffatori e mafiosi”.
Non da meno il pensiero di Roberto Trizio, fondatore e presidente della Trizio Consulting, che ha sottolineato come si diffondano a macchia d’olio in Italia le tecniche utilizzate in modo fraudolento per costruire false identità e truffare i lettori del web: “Ci sono agenzie improvvisate – ha detto – che possono anche far uscire articoli o gestire in un certo modo i social per produrre una falsa identità. Ma alla fine anche qui le bugie hanno le gambe corte: prima o poi il bluff si vede, e saranno proprio i social network a rivelare la verità”.
Se le bugie hanno le gambe corte, la verità però deve viaggiare a velocità supersonica. Perché se è vero che il web non “perdona” menzogne e scorciatoie, è pur vero anche che è necessario muoversi con strategie di comunicazione rapide nella loro applicazione.
Ed è qui che entrano in gioco gli strumenti ideati da Sì!4Web, la Digital Business Unit di Pagine Sì spa, che si attesta sempre più come un partner unico in Italia per la produzione di contenuti di qualità che “fanno reputazione”, di quella “buona”, basata su principi di eticità ed orientata ad informare correttamente i web-lettori affamati di notizie positive, autentiche e originali.
Il modus operandi di Sì!Reputation, le web-soluzioni innovative di Pagine Sì! spa, inizia con lo scegliere gli imprenditori ed i professionisti (medici, avvocati, commercialisti, architetti, ecc.) che abbiano già una “buona reputazione” e che desiderano comunicarla in maniera corretta e continuativa, attraverso la realizzazione di testi, video, interviste e articoli professionali che illustrano la loro attività e contribuiscono a generare il loro giusto posizionamento sul mercato di riferimento.
E’ un’attività che viene svolta in tutta Italia, attraverso una rete di consulenti specializzati nel settore e provenienti dal mondo del marketing e del giornalismo economico, un know how unico che si sviluppa attraverso la realizzazione di contenuti di qualità, mai autocelebrativi, articoli, interviste e video ad alto contenuto informativo.
Tutti strumenti figli dell’approfondita conoscenza del mondo imprenditoriale da parte di Pagine Sì! spa, una società che vanta oltre 60mila clienti, buona parte dei quali già fruitori di servizi di reputazione on line, e ben radicata a livello locale.
“A noi – conclude Maurizio Lombardi, Content Manager della società – interessa raccontare la buona reputazione solo di chi può vantarla, per offrire l’opportunità di trasformarla in ‘valore economico’ per la propria attività”.