La crisi continua a far sentire i suoi effetti in Italia. Il Pil pro capite, infatti, è ancora inferiore del 7,9% a quello del 2007. La Basilicata è l’unica regione ad aver raggiunto e superato il Pil pre-crisi (+3% rispetto a quel valore), quelle maggiormente in ritardo sono Molise, Umbria e Lazio. Lo dice il Rapporto di Mediacom043. A livello numerico, l’Italia è indietro di 132 miliardi di euro rispetto al Pil del 2007. Il Nord, nel 2017, ha un Pil pro capite medio inferiore in termini reali del 5,8% rispetto al 2007, il Centro-Nord è a -7,7%, il Mezzogiorno al 10,7% (Sud -9,7%, Isole -12,8%).
Dietro alla Basilicata, troviamo il Trentino Alto Adige (-1,9%), poi la Lombardia (-3,8%). Il Molise fa segnare -18%, l’Umbria -17,7%, il Lazio -14,6%. Alcuni Stati dell’Est Europa superano alcune regioni ‘forti’ italiane. Interessante uno studio Svimez che prende in considerazione il periodo 2006-2017: anche le regioni italiane andate meglio, nel confronto tra 2006 e 2017 nell’Ue a 28, mostrano un peggioramento.
Fatto 100 il Pil medio per abitante dell’Ue a 28, il Piemonte passa da 118 a 102, la Lombardia da 138 a 128 , il Veneto da 121 a 112, l’Umbria da 104 crolla a 83. Nel confronto tra Italia e Germania, vediamo un andamento simile fino al 2007, per poi assistere a una divaricazione nettamente a sfavore del nostro Paese. Fatta 100 la media nazionale, tra il 1999 e il 2017, è ancora la Basilicata la regione che ha fatto meglio per indice del Pil per abitante: da 74,7 è passata a 80,3. Il Trentino Alto Adige da 133,8 a 136,3, la Lombardia cresce da 129,8 a 133,3. Cinque le regioni italiane ad aver fatto meglio della media nazionale, le altre 15 sono peggiorate. Gli andamento peggiori sono dell’Umbria (da 101 a 85,4) e del Molise (da 79,4 a 70,9).
Se si guarda alle regioni con il Pil per abitante più elevato rispetto alla media nazionale, nel 2017 è davanti a tutti il Trentino Alto Adige (Pil più elevato del 36,3% rispetto a quello medio nazionale), poi ecco Lombardia (133,3), l’Emilia Romagna (122,9), la Valle d’Aosta (121,7), il Lazio (116,3). Tra le regioni più povere troviamo la Calabria (59,3), la Sicilia (61,6), la Puglia (64,1), la Campania (64,1) e il Molise (70,9).
E ora posiamo l’immaginaria lente d’ingrandimento sull’Umbria. Dal 1999 al 2017, se la regione avesse avuto lo stesso andamento per Pil per abitante della media nazionale, avrebbe ora un valore pari a 24,837 miliardi di euro invece dei 21,572 che ha realmente. Mancano all’appello 3,265 miliardi di Pil complessivo annuo. Il ‘buco’ complessivo di ricchezza (la somma dei ‘buchi’ di ogni anno), negli ultimi dieci anni, è pari a più di 23,7 miliardi di euro. Se nei prossimi cinque anni, prendendo a esempio il 2017, avesse un andamento del Pil per abitante uguale a quello medio nazionale, il ‘buco’ quinquennale sarebbe comunque di 11,8 miliardi di euro. Per tornare al Pil che c’era nel 2007, all’Umbria mancano ancora 3,847 miliardi annui.
Nel 1999 il Pil nominale (a prezzi di mercato) per abitante era di 20.589,8 euro nella media nazionale, a 20.259,3 in Umbria. Se l’Umbria, dal 1999 al 2017, avesse avuto lo stesso andamento del Pil per abitante della media nazionale, avrebbe dovuto avere nel 2017 un Pil nominale per abitante pari a 28.028,2 euro, invece dei 24.325,9 euro che ha realmente. All’Umbria nel 2017 mancano all’appello 3.702,3 euro di Pil annuo per abitante. Confrontando la regione con il Centro e con il Centro-Nord, scopriamo che il ‘buco’ che si è creato nel 2017 è rispettivamente di 2.612,1 euro e di 3.586,9.
Nel 1999, fatta 100 la media nazionale del Pil per abitante, l’indice dell’Umbria era 101. Nel 2017 è sceso a 85,4, ben 15,6 punti in meno. Nei confronti del Centro, l’indice è sceso da 90,3 a 78,9, nei confronti del Centro-Nord da 85,8 a 72,6, nei confronti del Mezzogiorno da 147,3 a 130,1. Per tornare al Pil per abitante reale che c’era nel 2007, all’Umbria mancano ancora 5.424,7 euro pro capite annui. Alla media nazionale mancano 2.772,7 euro pro capite annui, al Centro 4.798,6 euro, al Centro-Nord 3.141,7 euro e al Mezzogiorno 2.483,8 euro.
Infine, guardiamo la differenze tra le province di Perugia e di Terni, entrambe in forte calo (i dati si fermano al 2016). Quella di Terni dal 2007 al 2016 fa peggio (-20,4%) rispetto a quella di Perugia (-17,5%). Il Pil pro-capite della provincia di Terni, che nel 2007 era il 92,6% di quello della provincia di Perugia, nel 2016 scende all’89,3%.