La plastic tax rischia di abbattersi come una mannaia sulle imprese italiane, senza distinzione. Parliamo di quasi diecimila aziende in tutta Italia (9.909), che danno lavoro a 162.171 persone. La situazione è grave anche nelle Marche, come segnalato dalla Cna regionale. Il segretario Otello Gregorini dice: “C’è preoccupazione, Hanno fatto una misura frettolosa per recuperare soldi, ma quando si agisce così spesso si sbaglia”.
La regione vede al lavoro 497 aziende, con 9.182 addetti. Le imprese sono concentrate in particolare nel Nord: il 28,8 per cento è infatti in provincia di Ancona, il 26,3 per cento in quella di Pesaro e Urbino, il 23,7 per cento a Macerata. Più indietro troviamo Fermo con il 13,8 per cento e Ascoli Piceno con il 7,4 per cento di aziende produttrici di buste e contenitori di plastica. Che cos’è la plastic tax? È una tassa sugli imballaggi in plastica: “Non sembra però rispondere a una svolta green, è un aggravio fiscale senza un reale beneficio”.
Gregorini spiega: “Noi speriamo che questa norma si possa rivedere. Così com’è, non va bene. Risulta essere un aggravio sulle imprese che, a loro volta, scaricheranno i costi sui consumatori”. Ma ci sono anche quelle che non possono farlo e che quindi avranno solo costi. “Chiediamo una rivisitazione perché questo è in intervento generalizzato che va a colpire anche a chi ha investito per differenziare”. Un altro fattore da non sottovalutare: “Sugli imballaggi in plastica già oggi gravano prelievi ambientali, come il contributo Conai, che finanziano positivamente raccolta e riciclo. Contributo che, inoltre, viene già applicato in misura differenziata, proprio in base alle caratteristiche ambientali dell’imballaggio”.
Gregorini ammette: “E’ l’impostazione della tassa che è sbagliata. Queste sono aziende che hanno innovato più di altre, il Governo deve capire che prima va cambiata la cultura, prima bisogna abituare tutti a non usare la plastica ed è un meccanismo che ha bisogno di tempo. Invece, qui, si va troppo alla giornata, si è condizionati dai sondaggi e si agisce di conseguenza”.
Secondo l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, la tassa verrà in buona parte scaricata sui prezzi finali dei prodotti e ogni famiglia potrebbe dunque ritrovarsi a pagare 140 euro l’anno in più di spesa.