Continua a crescere il mercato immobiliare in Sardegna

mercato immobiliare

Dopo la lunga crisi che lo aveva drasticamente ridotto tra il 2007 e il 2014, il mercato immobiliare continua ad essere uno dei fattori positivi dell’economia sarda. Il 2018 ha registrato nell’isola una crescita delle compravendite di abitazioni superiore all’8%, risultato più espansivo rispetto alla media nazionale. Similmente, in base ai dati provvisori relativi al primo semestre 2019, l’anno potrebbe chiudersi con un ulteriore incremento, prossimo al 7%, leggermente meglio del dato medio stimato per l’Italia. E’ quanto riporta l’ultimo rapporto sul mercato immobiliare in Sardegna elaborato dall’ufficio studi della Cna Sardegna, in base al quale il 2019 rappresenta il quinto anno di crescita consecutiva del numero di transazioni immobiliari residenziali nell’isola.

“La ricerca – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna sarda e presidente regionale della Cna Costruzioni – stima per il 2019 una prosecuzione della dinamica espansiva. Sebbene non al ritmo sostenuto dei primi anni della ripartenza del mercato (+18% nel 2016) i tassi positivi dell’ultimo triennio sono molto solidi (+7% in media nel periodo 2017-2019). In termini assoluti – evidenziano Porcu e Mascia – alla fine del 2019 saranno scambiate nell’isola circa 14mila abitazioni che, seppur corrispondenti ad una crescita di oltre il 58% rispetto al 2014 (anno di picco minimo del settore), sono ancora inferiori del 30% rispetto al 2007, anno di massima espansione del mercato immobiliare sardo. A livello nazionale, dove la ripresa si è avviata un anno prima (nel 2014) il gap da riassorbire dopo sei anni di crescita è ancora importante (26%), ma inferiore a quello che caratterizza il mercato regionale”.

Lo studio della Cna sarda cerca di rispondere a due questioni importanti: la prima è capire dove si colloca oggi il mercato immobiliare isolano, ovvero quanto è stato recuperato della profonda riduzione della domanda, in un contesto in cui lo stock di invenduto si è accumulato nel corso degli anni e i prezzi non sono ancora tornati a crescere; l’altro elemento di interesse è lo studio della variabilità territoriale del mercato.

La ricerca evidenzia innanzitutto che i comuni minori, ovvero tutti i comuni ad eccezione dei quattro capoluoghi della originaria divisione in quattro province del territorio sardo, sono stati i protagonisti della recente fase espansiva: tra il 2014 e il 2019 il numero delle compravendite di abitazioni è cresciuto ad una velocità doppia rispetto al mercato nelle città di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano: +67%, contro il +33% dei capoluoghi. Un fenomeno che a livello nazionale è molto meno accentuato, con tassi di crescita complessiva nel periodo pari al 49% nei comuni capoluogo italiani e al 53% in quelli minori.

Scendendo ulteriormente nei territori emerge che nel primo semestre 2019 il mercato immobiliare a Cagliari e Sassari ha registrato una frenata (rispettivamente del 5 e del 13%). A Nuoro le compravendite sono rimaste stazionarie, mentre a Oristano risultano in crescita quasi del 14%. Nello stesso periodo, a livello Italia, il mercato immobiliare nei comuni capoluogo risulta in espansione, soprattutto nelle città del centro-nord. In Sardegna, come detto, nel 2019 sono i comuni minori a mostrare maggiore appeal: i comuni non capoluogo del cagliaritano crescono più del 12%, nel sassarese più del 10%, nel nuorese poco meno del 9%. Molto meno dinamico invece il mercato nelle città minori dell’oristanese.

Considerando il saldo complessivo dal 2006 al 2019, il territorio che più stenta nel recupero è quello di Sassari, sia il comune capoluogo (-41%), sia i comuni minori (-37%), per un gap complessivo nell’intero mercato provinciale ancora pari al 38%. Segue Nuoro per intensità del fenomeno (-32% il saldo negativo complessivo per l’intera provincia), che sale al -34% nella città principale. In provincia di Cagliari, malgrado il bilancio negativo per il mercato del capoluogo di regione nelle stime per il 2019, il risultato complessivo in tutto il periodo 2006-2019 è meno penalizzante proprio per la città (-15,5%), a fronte di un tasso negativo che sale al -26% negli altri comuni. Similmente in provincia di Oristano i comuni minori segnano un calo del 18,6% tra il 2006 e il 2019, a fronte di una riduzione del 13% in città.

 

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