Dove sta andando l’Umbria? Esiste un’idea di futuro che non sia solo progettare un ‘nuovo’ che fa il verso al ‘vecchio’? A cominciare dal 2008 la regione ha visto aggravarsi i problemi. Tutte le certezze costruite dagli anni ’60 oggi non sembrano più essere tali. Non dimentichiamo che l’Umbria era povera dopo la Seconda guerra mondiale, all’inizio del terzo millennio molti indicatori socio-economici erano in linea con il resto del Paese, alcuni anche migliori della media nazionale. In particolare il sistema del welfare aveva fatto enormi passi avanti, così come mobilità ed equità sociale.
Quando è tornato a essere debole il sistema umbro? Man mano che ci si è allontanati dall’inizio del 2000. Molti segnali di debolezza sono stati ignorati o sottovalutati. I dati negativi emersi da analisi e ricerche sono stati minimizzati, quelli positivi fin troppo enfatizzati. Tutti probabilmente pensavano che la situazione si sarebbe normalizzata presto. Ma oggi a che punto siamo? Il Pil pro capite nel 2017 vedeva una differenza tra Umbria e Italia di 4 mila euro, da 24.326 a 28.494. La popolazione, in crescita dal 2001 al 2010, ha smesso di aumentare e si pensa che nel giro di qualche decennio possa diminuire di un numero di abitanti pari a una città delle dimensioni di Terni.
L’incidenza di povertà relativa individuale, sempre nel 2017, è arrivata al 17,6%, il dato per le famiglie nel 2018 si attesta sul 14,3%. La disoccupazione è passata dal 4,8% del 2008 al 9,4% del 2018: praticamente raddoppiata. Chiaramente, stiamo parlando di una regione malata. Il modello umbro, a inizio millennio sostenibile economicamente, socialmente e dal punto di vista territoriale, lo è ancora? O bisogna creare una discontinuità? Mantenere lo status quo non è più salutare, questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Bisogna invertire il trend. Ma come fare a far risalire la curva del Prodotto interno lordo? Come far convergere i valori umbri su quelli italiani?
La possibile cura è data dal miglioramento delle performance del sistema, dei suoi livelli di efficienza e di trasparenza. Per arrivare a questo risultato, bisogna staccare con ciò che è stato finora, senza però trascurare storia e identità di una regione che, nei momenti difficili, ha sempre saputo dare il meglio di sé. Come diceva Keynes: “La più grande difficoltà nasce non tanto da persuadere la gente ad accettare le nuove idee, ma dal persuaderli ad abbandonare le vecchie”.