Il prossimo 6 luglio inizieranno i saldi estivi anche in Umbria. L’Ufficio studi di Confcommercio stima una spesa a famiglia di poco meno di 230 euro, circa 100 euro pro capite, per un valore totale di 3,5 miliardi di euro. I commercianti attendono il periodo dei capi a prezzi scontati per risollevare un po’ la loro attività; in particolare il settore abbigliamento – calzature, infatti, ha vissuto una primavera disastrosa. Il 6 luglio, oltre all’Umbria, i saldi partiranno in quasi tutte le regioni italiane, hanno anticipato soltanto Campania, Sicilia e Basilicata.
Saranno 60 giorni di corsa all’acquisto per i consumatori. Su 26 milioni di famiglie italiane, 15,6 saranno quelle che acquisteranno in saldo. Gli sconti estivi valgono il 12 per cento dei fatturati dei fashion store. Federmoda Confcommercio si augura che proprio i saldi possano dare la spinta per ripartire. I commercianti possono sperare di far cassa, ma non sicuramente di recuperare una stagione mai partita, soprattutto a causa delle condizioni climatiche, che in questo comparto incidono in modo particolare.
Il presidente di Federmoda Umbria, Carlo Petrini, dice: “Quest’anno più che mai i consumatori hanno a disposizione un grandissimo assortimento di merce a prezzo scontato, e dunque la possibilità di fare autentici affari”. Lo stesso Petrini, poi, sposta il discorso su un aspetto più strutturale: “E’ necessario rivedere le modalità e il periodo dei saldi, in modo da adeguarli alle nuove dinamiche ed esigenze del mercato”. Da Federmoda Umbria è partita una proposta che l’associazione nazionale sta valutando con grande attenzione e a cui darà risposta entro fine luglio, decidendo o meno di farla propria.
Si tratta di una proposta ispirata alla convinzione che così come sono oggi i saldi non sono più adeguati e gestibili, anche a causa delle numerose offerte e promozioni che vengono proposte a ridosso e che generano confusione nei consumatori. Sì a un rimodellamento, dunque, ma no assoluto e convinto alla liberalizzazione, di cui si parla spesso. “Sarebbe una scelta sbagliata per tutti, imprese e consumatori, che a quel punto non saprebbero davvero più come orientarsi”.
Confcommercio ricorda poi alcuni principi di base per il corretto acquisto degli articoli in saldo. La possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciato alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme. In questo caso, scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso fosse impossibile, della riduzione o della restituzione del prezzo pagato. Il compratore deve però denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
Non c’è obbligo di prova dei capi. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante. Devono essere accettati i pagamenti con le carte di credito. I capi che vengono mostrati in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Infine, è obbligatorio per il negoziante indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto espresso numericamente o in percentuale, il prezzo finale.