La separazione coniugale, che di per sé, influisce, e di molto, sui figli, comporta, per effetto della prassi di affido e collocamento frequentemente utilizzata ancora oggi dai Tribunali, che il minore finisca per perdere uno dei suoi punti di riferimento. Ma quella che forse non è sempre ben evidenziata è la “perdita” che i figli subiscono dal punto di vista della formazione, in quanto si trovano a non poter godere più del contributo dell’esperienza e degli insegnamenti di uno dei due genitori, spesso il padre, finendo per assimilare, acriticamente e senza filtri, quello che sentono dire o fare dall’altro.
“Nonostante la riforma legislativa del 2006 abbia previsto la modalità dell’affidamento condiviso, – spiega l’avv. Angela Scarpulla – ancora oggi i figli dei genitori separati rimangono, nella quasi totalità dei casi, e senza alcuna giustificazione, con la madre, costretti a vedere il padre in un luogo a loro del tutto estraneo perché diverso dalla casa nella quale abitualmente vivono – la casa coniugale, indipendentemente dalla proprietà, viene assegnata al genitore ‘collocatario’ dei figli – a fine settimana alterni, spesso con un solo pernottamento e, poi, per uno o due pomeriggi a settimana, solo per qualche ora, giusto il tempo di un gelato o di condurre a termine un gioco”.
Continua l’avv. Angela Scarpulla: “la quotidianità dei rapporti, il legame e la confidenza tra genitore e figlio che origina anche dal dormire nella stessa casa, dallo svegliarsi nello stesso posto ascoltando gli stessi suoni e respirando gli stessi odori, dal fare colazione insieme, dall’uscire insieme precipitosamente da casa la mattina, tra rimproveri e resistenze, per recarsi a scuola ed al lavoro, è negata del tutto a uno dei genitori ed è dimezzata per i figli, costretti a vivere tutto ciò solo con uno dei due genitori”.
“Questo fa sì – prosegue l’avv. Scarpulla – che l’esiguo tempo concesso al genitore non ‘collocatario’ incida anche sulla funzione educativa dello stesso, indotto ad essere più indulgente e meno efficace nel suo ruolo di guida e di indirizzo e preclude ai figli di arricchirsi degli insegnamenti e dell’esempio provenienti da entrambi i genitori”.
Eppure le norme sovranazionali richiamano alla concreta applicazione della bigenitorialità, scarsamente applicata nel nostro Paese: “la risoluzione n. 2079/2015 del Consiglio d’Europa – conclude l’avv. Angela Scarpulla – invita gli Stati membri, tra cui l’Italia, ad assicurare l’effettiva uguaglianza tra i genitori, eliminando qualsiasi differenza tra essi riguardo ai loro figli ed a promuovere quella forma di affidamento per cui i figli, dopo la separazione, trascorrono tempi più o meno uguali presso il padre e la madre”.