Harol, il casco per ventilazione non invasiva per la cura delle patologie respiratorie

Massimo e Maria Cristina Callegher

Dare sollievo ai pazienti e fornire uno strumento efficace per la cura delle patologie respiratorie è sempre stato l’obiettivo di Harol, azienda lombarda che dalla fine degli anni ’70 opera nell’ambito dei prodotti medicali. Harol, che nasce in Lombardia e oggi opera su tutto il territorio nazionale, ha già nel nome molte informazioni utili a identificarne le competenze: alla H di Hospital, seguono le parole Anestesia Rianimazione Ospedali Lombardi. Infatti, i prodotti di Harol vengono utilizzati dalle strutture ospedaliere pubbliche e private nei reparti di anestesia e rianimazione, permettendo alla terapia prescritta dal medico tramite il casco l’efficacia che una maschera non permetterebbe.

Harol viene fondata da Mario Callegher nel 1979, oggi amministrata dai figli Cristina e Massimo i quali continuano a perseguire l’obiettivo di miglioramento dell’esperienza d’uso del paziente e degli addetti ai lavori che entrano in contatto con il casco per la ventilazione non invasiva. Questo strumento permette a chi soffre di particolari patologie respiratorie di inalare una miscela d’aria e ossigeno in un microambiente controllato e senza i disturbi causati dalla maschera con l’ulteriore vantaggio di poter provare una sensazione positiva sia per la respirazione della miscela d’ossigeno per la possibilità di interazione.

Con il casco per ventilazione non invasiva è stato trovato un modo efficace di completare la terapia prescritta dal medico, con una serie di accorgimenti che nel corso del tempo sono stati implementati per soddisfare totalmente l’esperienza del paziente con questo dispositivo. Con il casco, infatti, in media si passa ad una tollerabilità del paziente quattro volte superiore rispetto alla maschera. Con il casco per ventilazione non invasiva si effettua una terapia definita nel mondo medico-scientifico CPAP, Continuous Positive Airway Pressure, ovvero ventilazione a pressione positiva continua: dalle 7 ore di utilizzo della maschera si passa alle 28 ore con il dispositivo di Harol. L’efficacia della maschera è subordinato alla pressione sul volto: se il paziente non sopporta la terapia, il suo stato di salute regredisce allo stadio iniziale.

La classica maschera per ventilazione ha lo svantaggio di creare irritazioni, piaghe e decubito sulle parti a contatto del viso, e in alcuni casi si verifica persino la lesione del setto nasale. In termini di utilizzo, Harol ha studiato un sistema che permette l’inserimento del casco in maniera agevole e, soprattutto, da un immediato beneficio per l’alto flusso inviato. Essendo studiato per chi soffre di insufficienza respiratoria acuta, indossando il casco il paziente percepisce un immediato beneficio, con la respirazione del flusso dell’ossigeno che dona istantaneamente sensazione di sollievo.

L’inserimento di un cuscino gonfiabile attorno al collo permette al paziente di mantenere la giusta posizione del casco, senza problematiche legate al suo spostamento e senza la necessità di ancorarlo con bretelle ascellari oltre a maggior comfort a livello della nuca. Presso lo stabilimento Harol di San Donato Milanese i caschi per ventilazione non invasiva vengono assemblati in un ambiente protetto chiamato camera bianca, un luogo dove le condizioni ambientali sono controllate.

La tecnologia che Harol ha portato in Italia 20 anni fa si è dimostrata di successo grazie al funzionamento della terapia medica e ai benefici per la salute del paziente, trovando applicazione quotidiana nella cura delle problematiche respiratorie.

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Leggi l’approfondimento Ansa: Harol, azienda produttrice di dispositivi medici, vicina ai pazienti col progetto di arpa terapia

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