Il vero elemento di novità è però la direzione affidata al dottor Giuseppe Tagliaferri, che, forte della sua lunga esperienza (trentennale) di primario radiologo, sta apportando al centro un cambio di approccio verso il paziente, a partire dalla comunicazione. “L’attuale iperspecializzazione nel campo della medicina è diventata motivo di confusione per il paziente. Lo vediamo anche nella radiologia, nella quale il paziente spesso si trova a dover affrontare il risultato di un esame leggendo direttamente un referto e senza potersi confrontare con un medico” racconta il dottor Tagliaferri. “Un elemento importante è invece potersi far guidare da un radiologo nella lettura e nella spiegazione della patologia riscontrata con l’esame radiologico, sia in caso di buone che ancor più di cattive notizie. Da importante diventa fondamentale in casi come l’oncologia: pensiamo ad esempio alla patologia mammaria” aggiunge. “Quello che sto impostando come regola è innanzitutto una comunicazione personalizzata e tempi più lunghi tra un appuntamento e l’altro per dare la possibilità al medico che effettuerà la diagnosi di avere un confronto con il paziente e maggiore conoscenza della sua storia clinica”.
L’atto radiologico è infatti un atto medico. “La gente se non trova un punto di riferimento, un’ancora alla quale appigliarsi, sente la solitudine. A maggior ragione se deve affrontare una patologia seria – sottolinea Tagliaferri – oppure rischia di eccedere nella prevenzione per timore di una malattia, perché di fatto non trova di fronte a sé un medico in gradi di tranquillizzare”. “E i rischi – aggiunge Tagliaferri – soprattutto nella radiologia sono quelli di un costo eccessivo per la persona, anche biologico”. Immaginiamo infatti i dosaggi in termini di radiazioni in una mammografia, di una radiografia o di una tac: parliamo, per fare un parallelo del “peso”, rispettivamente di grammi, etti, chilogrammi. “Sono convinto dell’importanza della prevenzione, ma la conoscenza diretta del paziente anche da parte del radiologo, oltre alla capacità interpretativa di un esame, fa la differenza. Perchè – conclude Tagliaferri – dare dosi maggiori di radiazione quando non vi è necessità?”.
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