Si va verso la riapertura e la gestione temporanea del Museo Paleontologico ‘Luigi Boldrini’ di Pietrafitta. La giunta regionale umbra, su proposta dell’assessore alla Cultura, ha infatti approvato lo schema di protocollo d’intesa tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Regione Umbria e i Comuni di Panicale e Piegaro. Nasce una “collaborazione finalizzata” alla riapertura del sito e alla “valorizzazione scientifica e culturale dei reperti paleontologici custoditi e allestiti all’interno del Museo”.
Come ha spiegato l’assessorato alla Cultura della Regione Umbria, la riapertura si rende necessaria “in considerazione della sua valenza culturale e strategica per lo sviluppo del territorio e del Sistema museale regionale, per non privare l’Umbria della fruizione di un complesso di beni di eccezionale valore, in attesa di una soluzione definitiva che veda l’acquisizione del Museo da parte del Polo museale dell’Umbria”. Il Museo Paleontologico, dal 2012, fa infatti parte del Sistema museale regionale e ha ricevuto numerosi finanziamenti per il suo allestimento secondo i più moderni orientamenti museografici.
Difficoltà nella gestione, per le vicende della società Valnestore Sviluppo (ora in liquidazione), hanno determinato la chiusura del sito e l’ipotesi del passaggio di proprietà al ministero per i Beni e le Attività culturali. “La Regione ha sempre seguito da vicino la situazione, coinvolgendo la società Valnestore, i Comuni di Piegaro e di Panigale e attraverso il confronto con gli organismi periferici del ministero dei Beni e le Attività culturali. A seguito della rinuncia da parte della Valnestore al deposito dei reperti fossili a suo carico e del suo disimpegno dal museo, i reperti sono ora in carico alla Soprintendenza, che ha espresso parere favorevole ad attribuire al Comune di Piegaro la responsabilità dei fossili. Nel frattempo, Valnestore e Comune di Piegaro hanno espresso la volontà di procedere alla cessione dell’immobile museale in comodato d’uso al Comune stesso, presupposto perché l’Amministrazione comunale, acquisito il deposito dei reperti, possa dichiararsi nuovo titolare del Museo”.
La Giunta regionale, aderendo al protocollo, si impegna a partecipare alle spese di gestione per un massimo di 30 mila euro l’anno, per la durata massima di due anni.