I leader positivi per un cambio di paradigma in azienda

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E’ un vero e proprio cambio di paradigma quello della positive organization e il mondo del lavoro ne ha veramente bisogno, ora, non tra 20 anni.

Il World Happiness Report redatto dall’Onu e presentato in Bocconi il primo aprile, ha confermato l’aumento dell’infelicità e l’urgenza di cambiare la mentalità delle classi dirigenti, perché dalla felicità dipendono non solo i successi delle imprese ma anche il livello di partecipazione politica, la diffusione dei populismi, la coesione sociale, il benessere mentale e la salute delle persone.

I sondaggi nazionali ed internazionali confermano che senso e relazioni sane rendono felici le persone sul posto di lavoro e attivare queste condizioni è compito dei leader. Il rapporto Edelman conferma che l’Italia è tra i Paesi con gli indici più bassi di fiducia verso le istituzioni,  e se è vero che i 2/3 del PIL del nostro Paese derivano dal settore privato, se si vuole cambiare la società bisogna quindi trasformare e agire sulle imprese.

Per rispondere a questo bisogno profondo di rinnovamento il 19-20 e 21 settembre partirà in Italia il primo percorso di certificazione in CHIEF HAPPINESS OFFICER (Manager in Scienza della Felicità e delle Organizzazioni Positive), rivolto a HR, Innovation Manager, Leader, Ceo, Imprenditori, Consulenti, Professionisti.

Il percorso, approfondibile sul sito www.chiefhappinessofficer.it, veicola Competenze, Strumenti e Pratiche per costruire e gestire Organizzazioni Positive e attinge a tutto il sapere legato alla Scienza della Felicità e delle Organizzazioni Positive. Il perché sia urgente e necessario questo percorso ce lo dicono alcuni numeri non proprio rassicuranti :

– Secondo Gallup l87% dei dipendenti è demotivato, con una perdita di produttività di 500 miliardi.

– La Harvard Medical School ha indicato che il 96% dei leader sperimenta il burnout.

– L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che la depressione è la principale causa di disabilità in tutto il mondo.

Queste tendenze sono direttamente collegate al basso livello di coinvolgimento dei dipendenti che, a sua volta, si traduce in una perdita di entrate del 32,7%, un 37% in più di assenteismo e il 49% in più di incidenti sul posto di lavoro. Ecco perché è importante che i leader considerino questo progetto un investimento per il futuro benessere della propria azienda, un investimento strategico per acquisire strumenti e procedure operative di valore che aumenteranno efficienza, efficacia e performance.

La più recente evidenza empirica che ha indagato la relazione positiva tra la competenza della felicità e il successo aziendale è stata pubblicata pochi giorni fa nel Rapporto sulla politica globale di felicità e benessere 2019. Lo studio ha intervistato 1.882.131 dipendenti e ha misurato le prestazioni di 82.248 unità aziendali da 230 organizzazioni indipendenti in 49 settori in 73 paesi. La ricerca ha concluso che “Esiste una grande, positiva correlazione tra il benessere dei dipendenti e le misure aggregate di livello aziendale a livello di performance in tutti i tipi di industrie. Questo rapporto è particolarmente forte in termini di soddisfazione del cliente e turnover del personale, fattori che guidano la redditività complessiva“.

Altre ricerche hanno accompagnato con altre evidenze questi numeri intercettando i vantaggi della scienza della felicità applicata al lavoro:

300% di capacità di innovazione (HBR)

44% di ritenzione (Gallup)

37% delle vendite (S. Achor)

31% di produttività (S. Achor)

Investire nelle competenze che favoriscono il benessere dei dipendenti e dell’organizzazione porterà a risultati positivi significativi in termini di soddisfazione, produttività e redditività.

Una nuova sfida e una grande opportunità di fare la differenza per imprenditori, direttori delle risorse umane, consulenti organizzativi.

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