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Cassazione statale B&B, “Questa casa non è un albergo” Ora affittare anche poche stanze ai turisti potrebbe costare davvero molto caro

di Giulia Spalletta
26/03/2019
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Hai aperto una partita iva per fare attività di affittacamere o b&b, così come previsto dalla legge? Adesso l’Agenzia del Territorio (ex Catasto) potrebbe modificare d’ufficio la classe catastale del tuo immobile passandolo da civile abitazione ad albergo. Così, affittare anche poche stanze ai turisti potrebbe costare davvero molto caro: non solo per l’aumento esponenziale delle imposte locali, ma anche per la perdita del requisito principale per fare l’affittacamere, ovvero: disporre di una civile abitazione.

La situazione, per quanto assurda, sta capitando in alcune province toscane. Così Confcommercio Toscana e Confturismo Toscana hanno scritto all’assessore regionale Stefano Ciuoffo per chiedere l’intervento immediato della Regione affinché da un lato ribadisca che le attività di affittacamere e b&b possono essere svolte in immobili con classamento catastale di civile abitazione; dall’altro, perchè si faccia parte attiva con la Direzione Generale della Agenzia del Territorio per dirimere una volta per tutte la questione. Che, secondo Confcommercio, “nasce da interpretazioni errate della normativa ed è in aperto contrasto con la Legge regionale sul turismo 86/2016”, come sottolinea la presidente Anna Lapini. “La cosa buffa – aggiunge il presidente di Confturismo Toscana Francesco Bechi – è che chi volesse approfittare della situazione per aprire un albergo non potrebbe comunque farlo in mancanza del requisito minimo delle sette camere”.

“Ci arrivano molte segnalazioni soprattutto dalla provincia di Arezzo, dove l’ex Catasto – sia a seguito di attività ispettive, sia incrociando i dati con i Suap comunali dei B&b e Affittacamere esercitati in forma di impresa – seguendo una interpretazione arbitraria della legge ha deciso di modificare tutte le destinazioni d’uso degli immobili da classe catastale A (civile abitazione) a classe catastale D2 (turistico ricettivo)”, spiega la presidente di Confcommercio Toscana Lapini, che aggiunge: “questa pratica, che trova precedenti in Lazio, punisce quanti, volendo svolgere una attività ricettiva extra-alberghiera, hanno scelto di stare sul mercato in maniera professionale creando un’impresa”.

La soluzione immediata per gli operatori? Il presidente di Confturismo Toscana Bechi lancia una provocazione: “se l’Agenzia del Territorio non recepirà le nostre istanze sarà quella di chiudere la partita iva. Viviamo davvero in uno strano Paese, che a volte sembra fare di tutto per disincentivare la libera impresa e le attività professionali, favorendo invece improvvisazione e spontaneismo”.

Ma c’è anche un altro punto da chiarire: “l’interpretazione dell’ex Catasto è in totale contrasto con la legge R.T. n. 86 del 2016, che all’articolo 54 comma 2 prevede che l’utilizzo di civili abitazioni per le attività ricettive extralberghiere non comporti modifica di destinazione d’uso. È in contrasto anche con tutte le norme regionali che contemplano forme di ricettività alternative da svolgere nelle civili abitazioni”, precisa.

“Se questa interpretazione prendesse piede, magari a seguito di pronunce della Suprema Corte”, mette in guardia Francesco Bechi, “si potrebbe creare un “abusivismo di ritorno” contrario allo spirito delle leggi regionali e contrario alle regole della concorrenza leale. Confidiamo nell’intervento della Regione Toscana per evitare questa deriva pericolosa”.

Tags: CDENEWSToscanaTURISMO
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