I sondaggi di Gallup parlano chiaro : l’87% dei lavoratori è demotivato e ogni anno vanno in fumo 500 miliardi per mancata produttività. L’OMS avvisa che nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia con cui il Mondo farà i conti e, solo in Europa, 40 milioni di lavoratori soffrono di “stress da lavoro correlato”. In quali aziende o settori lavorano e dove lavoreranno queste persone?
In Italia, tra l’altro, trascorriamo in media al lavoro 1.725 ore l’anno, circa il 30% della nostra vita attiva. Di fatto, a livello Paese, lavoriamo 243 ore più dei francesi e 354 ore più dei tedeschi. In Francia e in Germania, però, il PIL pro-capite è più alto e la disoccupazione è più bassa che in Italia. Praticamente dove si lavora meno, c’è meno disoccupazione e maggior ricchezza individuale. Ancora troppe aziende pensano che il successo dipenda da una cultura basata sulla forte pressione, sul drenaggio e lo sfruttamento massimo delle energie delle persone, sulla competizione e la concorrenza. Siamo convinti infatti che lo stress e la pressione spingano le persone a lavorare di più, meglio e più velocemente, ma quello che le organizzazioni a elevata “tensione” spesso non calcolano o sottovalutano, sono i costi nascosti che tali comportamenti producono. Le aziende con bassi livelli di engagement registrano cali del fatturato del 32,7%, il 37% in più di assenteismo, il 49% in più di incidenti e il 60% in più di rischio di commettere errori. Insomma, lavoriamo tanto (alcuni) e male, tant’è che siamo più stressati, insoddisfatti, malati e a livello Paese perdiamo terreno.
E’ una situazione insostenibile ma invertire la rotta è possibile. Se alziamo lo sguardo possiamo osservare, ad esempio, che tutte le più grandi Università e Business School al Mondo (Harvard, Berkeley, Standford, London BS..) hanno corsi, MBA e Master in Happiness Management e Positive Organization. Qualcosa si muove anche nel nostro Paese: all’Università di Palermo è stato da poco lanciato il primo corso in Economia della Felicità, tenuto dal prof. Sandro Formica della Florida International University of Miami.
Formica, insieme a Daniela Di Ciaccio e Veruscka Gennari di 2BHappy Agency sta operandosi per portare in Italia a settembre 2019 la prima certificazione in Chief Happiness Officer (CHO), un percorso di formazione specialistico per manager, HR e imprenditori che vogliono acquisire le competenze, gli strumenti e le pratiche per costruire e gestire Organizzazioni Positive, luoghi di lavoro capaci di far sentire le persone coinvolte e rigenerate.
Di Ciaccio e Gennari, già autrici del libro La Scienza delle Organizzazioni Positive. Far fiorire le persone e ottenere risultati che superano le aspettative (Franco Angeli), dichiarano: “il CHO sa disegnare contesti organizzativi positivi perché sa che esiste una forte correlazione (supportata da ricerche estensive) tra pratiche di lavoro positive (orientate al rispetto, all’integrità e allo sviluppo delle persone) ed effetti positivi sui lavoratori, in termini di soddisfazione personale e benessere, che a loro volta, innescano comportamenti positivi (come il coinvolgimento, la fiducia, la retention). Applicando gli strumenti e le competenze che la scienza della felicità mette a disposizione, il CHO è in grado di innescare il circuito virtuoso di buone pratiche che genera risultati positivi per l’organizzazione, come la redditività e la produttività. Queste organizzazioni esistono già anche in Italia e l’obiettivo della certificazione CHO è imparare da chi l’ha già fatto con successo e creare, anche nel nostro Paese, una nuova generazione di manager e leader positivi, capaci di supportare e guidare persone e organizzazioni attraverso le complesse sfide che ci attendono come lavoratori, società e specie”.