Carlo Catanossi, presidente di Grifo Agroalimentare, fa il punto sulla situazione ‘latte’ in Umbria vista la protesta in Sardegna per il crollo del prezzo di quello ovino. “In Umbria i livelli di remunerazione sono decisamente diversi a quelli sardi, la situazione è più tranquilla. Nel 2018, i nostri soci hanno conferito 3 milioni di litri remunerati in media sopra ai 90 centesimi al litro”.
Aggiunge: “Quest’anno siamo partiti con la stessa cifra: tra prezzo di acconto, premio qualità e ipotesi di conguaglio siamo sempre sopra quota 90 centesimi al libro e, tra settembre e novembre, arriveremo a un euro. Ci impegneremo, comunque, perché si vada anche sopra l’euro”. Ci sono comunque anche in Umbria alcune aziende in sofferenza. “Soffrono gli allevatori di latte bovino e ovino. La soluzione è diversificare la produzione, andando verso prodotti di qualità da collocare poi sul mercato in modo intelligente”.
Il problema “non è solo quanto si riesce a pagare i produttori, ma anche quanto si riesce a vendere. E’ indispensabile una forte collaborazione con la grande distribuzione organizzata”. I consumatori devono poi fare la loro parte: “Produrre il latte costa, il che incide sul prezzo finale. Il consumatore deve essere consapevole di ciò che compra”. Il produttore, invece, “deve necessariamente andare verso mercati che incontrino i gusti dei nuovi consumatori con prodotti diversificati rispetto al passato”.
Si torna in maniera più stretta a parlare di Umbria: “Ci troviamo in una situazione migliore di altri perché abbiamo scelto di diversificare il prodotto e ci siamo messi nella condizione di avere una produzione costante nel tempo”. Non solo: “Abbiamo avuto anche richieste di conferimento da parte di allevatori di altre regioni, ma non possiamo accoglierne oltre rispetto a quanto già fatto”. Il consiglio finale è per il consumatore: “Scegliete prodotti che siano buoni e rispettosi dell’intera filiera. Ai produttori, credo di poter dire che chi sta in cooperativa ha delle garanzie maggiori e porta a casa qualche soddisfazione in più”.