“Il settore zootecnico è importante e fondamentale nella regione, da qui arriva il 43% del Pil agricolo dell’Umbria”. A parlare è Fabrizio Soro, presidente dell’Associazione Regionale Allevatori (Ara), che snocciola i numeri prima di passare ad analizzare i singoli sotto settori: “La produzione lorda della zootecnica è pari a 260 milioni di euro annui”. Numeri importanti: “Stiamo insomma parlando di un valore per l’Umbria, per la sostenibilità. Ci sono allevamenti allo stato brado e semi brado in zone svantaggiate, dove senza queste produzioni avremmo il deserto ambientale e idrogeologico”. In poche parole, queste zone sarebbero non abitate senza gli allevamenti.
“Devo dire che la Regione è sempre stata al nostro fianco sul piano dell’attenzione verso i cittadini, del benessere per gli animali e della sicurezza alimentare. Con il Piano zootecnico di qualche anno fa, in particolare, riferito proprio al benessere animale e alle indennità compensative. Il rispetto per l’allevamento e per gli animali ha consentito di evitare lo spopolamento di molte zone. Detto questo, di lavoro da fare ne resta molto”.
In primis, “la lotta ai predatori, ossia ai lupi, che ci vede impotenti nelle zone protette. E che procurano danni agli animali e alle stalle stesse. Purtroppo, mancano le risorse per risolvere il problema. L’allevamento estensivo e sostenibile è in difficoltà in Umbria”. Ecco ora l’analisi dei singoli sotto settori da parte di Soro. “Per l’allevamento bovino da carne, censiamo 2.400 aziende per 42 mila capi (20 mila di razza chianina, simbolo agricolo, che ha anche il marchio Igp). Per i bovini da latte, Grifo Latte rappresenta l’80 per cento di tutto il latte umbro”.
C’è poi l’allevamento di suini: “Negli ultimi anni è stato un po’ penalizzato. Oggi ci sono più di 2 mila allevamenti professionali per 190 mila capi (-40 per cento negli ultimi 15 anni). Passiamo all’ovicaprino, che in Umbria è di piccole dimensioni. Abbiamo 130 mila pecore allevate, fondamentali nei territori marginali per la sostenibilità ambientale. Purtroppo, si ottiene poco reddito a causa delle produzioni estere sleali”.
Soro confessa: “Va fatto un grande plauso all’Associazione Allevatori che è punto di riferimento solido e qualificato. Facciamo anche un percorso di potenziamento nella consulenza sugli allevamenti, insegnando agli allevatori a usare nel modo giusto l’innovazione, le nuove tecnologie, da usare sempre di più. Sensibilizziamo ai cambiamenti”.
La ferita del terremoto non si è ancora rimarginata: “La burocrazia è un vero ostacolo. Le aziende non hanno tutte le stesse problematiche. Fortunatamente, ci siamo rimboccati le maniche da soli e abbiamo già raggiunto buoni risultati, ma intanto ci sono ancora le strutture temporanee quando era stato promesso in tre anni di rifare le stalle andate distrutte. Il terremoto ha sicuramente accentuato il problema dell’abbandono di alcune zone”. L’invito è chiaro: “Ognuno faccia la sua parte”. Il 2019 sarà l’anno in cui… “punteremo su progetti di filiera e vogliamo l’etichettatura perché dobbiamo comunicare con precisione ai consumatori cosa acquistano e cosa mettono in tavola. Siamo per la tracciabilità completa del prodotto e ci arriveremo”.