La scommessa di Solferino è quella di trasformare il rapporto con gli imbottigliatori che fino a quel momento si erano limitati a comprare un “vino generico” da utilizzare con altro prodotto di maggiore pregio. L’obiettivo, insomma, era quello di inserirsi a pieno titolo tra i produttori di vino “premium”. Una ‘mission’ raggiunta con 4-5 anni di anticipo rispetto a tutti gli altri della zona. Il tutto, grazie ad un cospicuo investimento in tecnologia. Nel 1985, infatti, le cantine Solferino cominciarono a “termovinificare”, cioè a produrre vino raffreddandolo ed in quell’epoca era poco più che fantascienza.
Un primo sforzo di innovazione che Vincenzo Solferino compì insieme ai suoi collaboratori, tutti sottoposti ad una formazione costante.
E’ così che questa realtà produttiva ha assunto un ruolo di assoluto prestigio a livello nazionale e internazionale, resistendo anche alla tentazione di imbottigliare direttamente il vino prodotto.
Oggi le Cantine Solferino sono ben guidate da Carlo e da Giampaolo, i due figli del compianto capostipite Vincenzo. Carlo si occupa della gestione amministrativa, mentre Giampaolo sonda nuovi mercati, studia le evoluzioni dei gusti dei consumatori e concorda il tipo di vino da produrre per ogni singolo cliente e per il paese in cui dovrà commercializzarlo.
A loro si aggiunge un team di collaboratori estremamente validi e motivati che rappresentano il vero valore aggiunto dell’azienda.
Alla fine di un lungo lavoro di programmazione, ogni anno partono dalle Cantine Solferino autobotti che consentono di dar vita ad una produzione di ben 13 milioni di bottiglie, grazie a clienti ben quotati e presenti nei mercati di Italia, Svezia, Norvegia, Belgio, Germania, Francia, Inghilterra, Svizzera e Canada.
Ma il lavoro non si ferma neanche dopo la “partenza” del vino. Occorre, infatti, programmare il futuro, individuare nuovi prodotti da sottoporre ai clienti e girare il mondo per capirne le evoluzioni in un segmento così vivace come quello del vino. Le prospettive di crescita aziendale sono notevoli, ma Carlo e Giampaolo restano con i piedi ben ancorati per terra, scegliendo di confermarsi ancora per molto dei produttori “puri” che non imbottigliano per una precisa politica aziendale e non certo per mancanza di sbocchi di mercato per le proprie etichette.
Tutto questo gli consente di scegliersi i clienti e di programmare con loro una evoluzione dei prodotti per affrontare le nuove sfide dei mercati, a partire da quello dei più giovani, così imprevedibile, ma allo stesso tempo così accattivante per i risultati che potrebbe far conseguire.
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