Cosa ci fanno uno storico come Franco Cardini, un matematico come Piergiorgio Odifreddi e un neurologo come Ubaldo Bonuccelli, seduti al tavolo “ideale” pensato da chi si occupa di mnemotecnica?
Discutono ovviamente del metodo “più discusso” (e studiato) a livello internazionale per apprendere con velocità e sfruttare al massimo il potere straordinario della memoria: il “Metodo Golfera” (metodogolfera.com), tecnica ideata da Gianni Golfera che da oltre 21 anni aiuta professionisti, imprenditori e studenti a migliorare l’attenzione, la concentrazione e la memoria trasformandola in un motore del proprio successo professionale e personale.
Semplice e diretto il pensiero di Cardini: “Pedagogisti, insegnanti e genitori ‘progressisti’ – scrive nella presentazione di uno dei libri di Gianni Golfera – hanno dimenticato che ‘sapere è ricordare’, come recitava la massima socratico-platonica, avviando una lotta contro la memoria in nome della ragione, dell’intelligenza e della libertà, decretando così l’inizio della fine della nostra cultura”.
Oggi si dimentica (quasi) tutto sventolando un insano e terapeutico “diritto all’oblio”: “Dimentichiamo tutto – continua Cardini -. Le raccomandazioni dei famigliari, le parole e i gesti della nostra infanzia, quel che dovrebbe essere il bagaglio su cui si fonda l’intera esistenza, i nostri sogni, gli insegnamenti ricevuti in famiglia o a scuola o in parrocchia; gli oggetti fondamentali che ci aiutano a vivere, come i documenti, le chiavi di casa e della macchina, gli appuntamenti, le scadenze. Per non parlare degli indirizzi e dei numeri di telefono”.
In questa lotta contro la memoria, un ruolo colpevole lo ha svolto la Scuola, ”laica, democratica e progressista”, affermatasi a partire dagli anni Sessanta: “Ricordiamo bene – aggiunge Cardini – le polemiche contro ‘l’apprendimento mnemonico’ e il ‘nozionismo’, salvo poi accorgersi, col passare degli anni, quanto importante fosse lo strumento della memoria”.
Orfani di questi insegnamenti, “ci esercitavamo ad architettare sistemi per meglio ricordare le cose, costruivamo strane associazioni visivo-mentali, inventavamo goffe rime e ridicoli ritornelli, mezzi e sistemi ‘fai-da-te’ volti a fissar meglio i personali ricordi”.
Migliorare la capacità di apprendimento, oggi, aumenta la produttività e permette ad ognuno di noi di ottenere un enorme vantaggio competitivo, oltre che offrire la reale possibilità di realizzare i obiettivi ambiziosi apprendendo velocemente le competenze necessarie per riuscirci.
Ma quali armi abbiamo per difenderci dall’oblio e coltivare le potenzialità della memoria?
Ce lo insegna Golfera, considerato oggi il maggiore esperto di tecniche di apprendimento veloce, a cui si sono rivolti in più di venti anni aziende, istituzioni e personaggi nel mondo dello spettacolo come Andrea Bocelli, Marco Columbro, Technogym, Poste Italiane, Gruppo Enel, Finmeccanica, Aeronautica Militare, Camera dei Deputati e molti altri.
“Il Metodo Golfera – prosegue Cardini – costruisce il suo sapere mnemonico alla luce d’immagini diverse ma analoghe. Ignoro se il dono straordinario di Golfera, un dono unico al mondo, ma quel che è certo è che l’attività di Golfera corrisponde un bisogno sacrosanto di oggi, della nostra cultura cosiddetta ‘occidentale’: conoscere e sapere è ricordare. A patto di volerlo e d’imparare le tecniche relative”.
Di analogo avviso il matematico e divulgatore scientifico Piergiorgio Odifreddi: “Pico della Mirandola usava una precisa tecnica per ricordare, una tecnica dalle origini antiche, che nel Rinascimento conobbe il periodo del suo massimo splendore e di cui oggi, ironicamente, si è quasi completamente persa memoria”.
Perché “quasi”?
“Perché – scrive Odifreddi – esiste almeno una persona che l’ha riesumata e rivitalizzata. Questa persona si chiama Gianni Golfera. Si esibisce in pubblico, e vederlo in azione è impressionante. Gli spettatori gli propongono una lista interminabile di numeri, scelti a caso. Dopo averli uditi una sola volta il mnemonista è in grado di ripeterli dal primo all’ultimo. E dall’ultimo al primo. Può farlo con diecimila cifre o con diecimila colori, letteralmente. E ha già memorizzato centinaia di libri e migliaia di poesie. Ma il suo scopo non è ‘stupire’, bensì far conoscere la sua tecnica, insegnarla, e renderla praticabile a chiunque”.
Ma che senso ha avere “memoria” nel proprio cervello dopo l’avvento della scrittura, della diffusione di libri ed enciclopedie e, ancora di più oggi, nell’era di internet e di computer dall’intelligenza (artificiale) apparentemente infinita?
Un senso ce l’ha eccome, come dimostra il successo del metodo Golfera, insegnato finora ad oltre 15mila persone tra imprenditori, studenti e professionisti che volevano aumentare la loro memoria in modo semplice ed efficace.
Fa notare Odifreddi: “La memoria scritta ha enormi vantaggi: è praticamente illimitata nello spazio, e può essere tramandata nel tempo. Ma i libri non sono sempre esistiti. E quando non c’erano, o non erano abbastanza diffusi, la memoria aveva bisogno di altri aiuti e li trovò in due direzioni complementari: nelle immagini visive e nelle forme simboliche. Anche nella matematica ritroviamo le due tecniche di memoria, che corrispondono alle due branche della matematica classica, la ‘geometria’ e ‘aritmetica’. Nella prima le dimostrazioni vengono sostenute da un’intuizione visiva che si appoggia alle figure, nella seconda si procede invece con sole deduzioni logiche, schematicamente codificate nel principio d’induzione”.
La stessa mnemotecnica classica si basa sulle due tecniche, dando luogo a due scuole contrapposte, come osserva Odifreddi: “La prima, alla quale s’ispira Golfera, è la più antica. Le sue origini si perdono nella mitologia egizia. L’altra scuola è più recente e si ispira alla cabala ebraica e ai diagrammi di Raimondo Lullo, prima di confluire nella logica moderna attraverso Leibniz”.
La differenza con questo passato autorevole ed erudito?
“Oggi – aggiunge Odifreddi – volendo definire l’arte della memoria, potremmo dire semplicemente che è la ‘scienza della comunicazione’: come associare immagini a cose e parole, cosicchè queste rimangano impresse. Come tale, ovviamente, una forma rudimentale di arte della memoria la usano molti: soprattutto coloro, come politici e pubblicitari, che mirano più a convincere che a persuadere. Golfera ne pratica e insegna, invece, una forma non solo più elevata, ma anche più utile alla gente comune, con lo scopo di ampliare e fortificare la memoria, affinché essa sia in grado di sfruttare appieno le sue potenzialità”.
Storia, antichità, matematica, logica: di scientifico c’è molto nel Metodo Golfera, come sostiene Ubaldo Bonuccelli, Professore ordinario di Neurologia al Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Pisa.
“Ho conosciuto Gianni Golfera prima dai suoi libri – scrive Bonuccelli – e poi ho assistito personalmente per verificare la veridicità di quanto faceva, delle sue capacità mnemoniche e le possibilità del suo metodo di ricordo attraverso la metodologia dell’associazione. Effettivamente le sue capacità mnemoniche sono largamente superiori alla media anche di una popolazione studentesca molto evoluta e devo dire che assolutamente non si discute: il metodo è assolutamente genuino. Fra l’altro Golfera unisce una cosa fondamentale: la volontà, il desiderio di divulgare le conoscenze sul cervello attraverso il proprio metodo, che vuole divulgare proprio perché ritiene che questo possa migliorare le capacità di tutte le persone. Il Metodo Golfera – conclude Bonuccelli – lega i numeri e i nomi propri a immagini, a eventi, a fatti, e tutto questo è assolutamente comprensibile, scientificamente congruente con il meccanismo di funzionamento della nostra memoria che è un meccanismo di tipo associativo”.
Parole e opinioni di uno storico, un matematico e un neurologo: da tenere bene in mente, proprio come vorrebbe il metodo di Gianni Golfera che hanno conosciuto molto da vicino.