“Qui non si tratta di uno scontro tra pessimisti e ottimisti. Qui c’è la necessità di comprendere la profondità degli effetti della crisi sulla nostra regione e agire di conseguenza. Da questo punto di vista, la volontà annunciata dalla presidente Marini di avviare un confronto con le forze sociali sul modello di sviluppo dell’Umbria è da cogliere positivamente, purché non si tratti di forma, ma di sostanza. E la sostanza è creare occupazione di qualità in Umbria”. Vincenzo Sgalla (segretario generale Cgil Umbria) ha aperto con queste parole la presentazione del nuovo focus dell’Ires Cgil sull’economia regionale, che è stato curato dai ricercatori Marco Batazzi (Ires Toscana) e Lorenzo Testa (Ires Umbria).
Un rapporto che evidenzia luci e ombre, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione. “Non solo dobbiamo parlare di jobless recovery – ha detto Mario Bravi (presidente dell’Ires Cgil Umbria) – ma qui il dubbio è sulla ripresa stessa, visto che, dopo il rimbalzo del 2015 (+1,9%), nel 2016, al contrario di quanto ritenuto finora, il pil dell’Umbria è tornato a calare di nuovo (-0,6%), in controtendenza con quanto accaduto a livello nazionale e di centro Italia”.
Secondo l’Ires le previsioni per il 2017 sarebbero positive con una crescita dell’1,4%, dovuta a soprattutto alle esportazioni nelle quali la siderurgia pesa il 14% del totale; ancora in negativo invece il commercio al dettaglio.
Difficoltà del mercato del lavoro in Umbria che sono confermate dalla diminuzione tendenziale del tasso di occupazione, che si attesta al 62,5% (-0,4% rispetto al secondo trimestre 2016); in calo dello 0,8% (-2.962 unità) anche il numero di occupati che si attesta sulle 352.503 unità. Una dinamica dovuta al crollo del 6,8% degli autonomi (-6.468 unità), che solo parzialmente è stato compensato dall’aumento dell’1,3% degli occupati dipendenti (+3.506).