L’Umbria, negli ultimi 20 anni, è regredita anche sul fronte del Pil per abitante. Secondo gli ultimi dati Istat, infatti, è la seconda peggiore regione italiana, preceduta solo dalla Valle d’Aosta. Il buco è di ben 3 miliardi di euro.
Con la media nazionale della ricchezza prodotta per abitante uguale a 100, l’Umbria è calata dal 99 del 1995 all’87,5 del 2015. La crisi, però, non è l’unica colpevole; ha solo peggiorato una caduta che era già in corso (99,5 nel 2000, 96,2 nel 2005 e 91,7 nel 2010 per poi precipitare a 87,5 nel 2015). Se l’Umbria avesse mantenuto la stessa media che aveva nel 1995, oggi ogni cittadino della regione avrebbe 3.381 euro annui in più di Pil. A livello complessivo regionale, dunque, arriveremmo a un Pil annuo superiore di circa tre miliardi di euro rispetto a quello attuale.
L’Umbria ha perso pure la scia delle sue sorelle del Centro: il ritardo è salito dal 9,4% al 19,8%. Il ritardo nei confronti del Centro Nord è passato dal 17% al 25,5%. Nel quinquennio 2010 – 2015, l’Umbria è stata sorpassata anche dall’Abruzzo. Luca Ferrucci, ordinario dell’Università di Perugia, ha chiara in mente la situazione: “L’Umbria è entrata già malata nel tunnel della crisi e per questo ha subito la recessione in maniera tanto virulenta”.
Si può parlare, insomma, di una autentica Caporetto per l’Umbria a livello di Prodotto interno lordo. Nel 2015, il Pil per abitante risulta pari a 23.735,4 euro contro i 27.044,7 della media italiana. La sintesi è del settore datajournalism di Mediacom043, guidato dal giornalista economico Giuseppe Castellini.
Non inganni neanche il picco fatto nel 2000, dovuto probabilmente alla ricostruzione post – terremoto del 1997, dunque da un motivo contingente. In 20 anni, la malattia è andata aggravandosi sempre di più: fatta 100 la media del Centro, il Pil per abitante è sceso da 90,6 del 1995 a 80,2 del 2015. Pure l’Abruzzo ha sopravanzato la regione (Pil 2015 pari a 89,7). Come dire che l’Umbria non è neanche più la miglior regione del Sud.
Il Rapporto economico e sociale 2016-2017 dell’Aur (Agenzia Umbria Ricerche), chiamato ‘L’Umbria tra Toscana e Marche’, rileva: “Durante gli anni della, crisi, il valore aggiunto prodotto dall’industria manifatturiera in senso stretto (al netto dell’edilizia), è stato inferiore al valore aggiunto calcolato per la Pubblica amministrazione”.