Nell’ultima seduta, la Commissione Sanità e Servizi sociali, presieduta da Attilio Solinas, ha approvato all’unanimità, la proposta di Regolamento di “Disciplina dei servizi residenziali per minorenni”, rivolta a quelli che si trovano fuori dalla famiglia poiché temporaneamente privi di ambiente familiare idoneo oppure abbandonati, ai minori stranieri non accompagnati e a quelli provenienti dall’area penale.
L’approvazione ha cercato di dare risposte ad un argomento complesso e delicato e che si rivolge a coloro che si trovano fuori dalla famiglia poiché temporaneamente privi di ambiente familiare idoneo oppure abbandonati, ai minori stranieri non accompagnati e a quelli provenienti dall’area penale.
“La proposta scaturisce – si legge nell’atto – dalla necessità di tutelare con efficacia il superiore interesse del minorenne e i suoi diritti in accoglienza etero-familiare disciplinando i servizi residenziali in cui si realizza l’accoglienza dei minorenni, con particolare attenzione al rispetto dei diritti, della risposta ai bisogni, delle relazioni significative, della progettualità di sostegno inclusivo alla crescita e in vista della progressiva acquisizione di autonomia”.
“Un regolamento che dà una risposta a un sistema disarticolato, non perfettamente regolamentato – ha spiegato l’assessore al welfare Luca Barberini – ma i nuovi Lea vengono considerati solo per i casi a bassa e media intensità, non regolamentiamo la ‘elevata complessità’ che, laddove necessario, può trovare risposta in altre realtà”. Il provvedimento non riguarda comunque l’assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale, che verrà disciplinata con altro atto, con il quale si rivedrà la classificazione delle varie strutture a sostegno dei minori. Verranno omogeneizzate le tariffe ed i servizi, eliminando quanto possibile, le disparità tra zona e zona, che assumevano anche aspetti rilevanti.
“I minorenni saranno accolti in case-famiglia, comunità educative di pronta accoglienza, con genitore o in gruppi-appartamento, più altri progetti sperimentali che saranno valutati ed eventualmente applicati nel nostro territorio regionale. Per l’inserimento di minori stranieri non accompagnati ci saranno limitazioni percentuali predefinite nelle singole strutture. Saranno i magistrati a provvedere all’inserimento di minori provenienti dall’area penale. Vi sarà una nuova ‘modularità’ nell’accoglienza, con i minori molto piccoli nelle case-famiglia e i ragazzi verso una soluzione diversa, in appartamento”.
Le strutture residenziali in Umbria sono quarantacinque, alcune pubbliche, altre autorizzate: interventi e autorizzazioni sono a carico dei Comuni, quindi delle Zone sociali, mentre i requisiti minimi strutturali sono stabiliti dalle disposizioni ministeriali, che prevedono professionisti presenti in struttura pena la decadenza dell’autorizzazione, che comunque deve essere richiesta di nuovo dopo tre anni.