I focolai di Chikungunya nel Lazio hanno fatto partire la gara di solidarietà tra regioni a chi dona sacche di sangue a Roma e dintorni. Si tratta di raccolte scaglionate nel tempo e programmate dopo una riunione con i rappresentanti nazionali e regionali delle Associazioni e Federazioni di volontariato, coordinate dal Centro Nazionale Sangue – Istituto Superiore di Sanità e dal ministero della Salute.
La conseguenze dei focolai in Lazio sono paragonabili a quelle di una maxi emergenza sebbene, hanno sottolineato gli esperti, non sia di tipo sanitario perché il virus raramente dà sintomi gravi. Tutte le regioni sono chiamate a partecipare alla raccolta straordinaria, compresa l’Umbria, nonostante da circa due anni le donazioni siano in netto calo. Nel 2016, rispetto al 2015, si sono raccolte 1.891 sacche in meno e, nei primi otto mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2016, se ne sono raccolte già 1.717 in meno. Dopo qualche anno, nei mesi scorsi, anche l’Umbria ha dovuto quindi chiedere l’aiuto di altre regioni.
Siccome in Umbria ci sono dunque chiare carenze, ma nello stesso tempo bisogna effettuare raccolte straordinarie e programmate per l’emergenza nel Lazio – che potrebbe durare diversi giorni a seconda dell’andamento dei focolai, è necessario che i donatori periodici associati, o quanti decidano di iniziare questo percorso e impegnarsi in questo servizio alla collettività, comunichino la loro disponibilità alle sedi Avis.
Ricorda il Centro Nazionale Sangue che lo stop totale alle donazioni riguarda al momento solo i residenti nelle Asl Roma 2 e ad Anzio. Nel resto della capitale e del Lazio i donatori possono donare normalmente, con una quarantena di cinque giorni solo se hanno soggiornato nelle zone colpite. Per il resto d’Italia, l’indicazione è sospendere i donatori per 28 giorni solo se sono stati a Roma o ad Anzio. Nessuna restrizione è prevista per le donazioni di plasma.