E’ un problema di famiglie ed aziende: per quanto tempo devono essere conservati i documenti prima di fargli prendere la strada del macero ed evitare di pagare multe già liquidate? Le date sono variabili e per questo, chiunque entri in possesso di una fattura, contravvenzione o ricevuta varia, evita il più possibile di buttarla via, ben sapendo che in Italia potrebbe sempre servire di esibirla. Tanto per dire quando arrivano le bollette di molte aziende distributrici di energia elettrica, indicano chiaramente in fondo: “Grazie, i pagamenti sono regolari”. Con ciò significa che si potrebbe anche conservare solo l’ultima perché è in regola assoluta. Invece non è così perché le bollette relative alle utenze di acqua, luce, gas e telefono vanno conservate per 5 anni dalla data di scadenza. Chissà allora a che cosa serva quella scritta? Per gli elettrodomestici gli scontrini hanno solo il senso della garanzia e quindi si potranno conservare per almeno ventisei mesi. Le dichiarazioni dei redditi vanno mantenute per cinque anni: il fisco ha tempo fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello della presentazione della dichiarazione per effettuare controlli e contestare quanto dichiarato. Stessa situazione per la tassa sui rifiuti: cinque anni. Per le multe invece va fatto un distinguo, tanto per complicare la vita ai cittadini: se è stata elevata dalla Polizia Stradale, il tempo di conservazione deve essere cinque anni mentre se la contravvenzione è stata eseguita dai Vigili Urbani, i tempi scendono a due. Si arriva a quindici anni per la conservazione delle “pezze d’appoggio” per i rimborsi delle ristrutturazioni edilizie. Il consiglio finale comunque è quello solito: se c’è spazio in casa o in azienda, conservare tutto sino allo sfinimento. In Italia non si sa mai…