L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha compiuto un’analisi sul rapporto tra banche e clienti in Italia. Dal 2008 al 2015, nonostante la crisi, i costi per i conti correnti, le carte di debito e di credito e altri servizi è salito di oltre il 20%.
È un dato molto alto, se confrontato con quello di altri paesi europei; in Inghilterra e Francia i costi per i correntisti sono aumentati in media dell’11%, in Spagna del 6,5%, mentre in Germania sono addirittura diminuiti (-4,6), così come in Belgio e in Olanda.
Secondo la studio della Cgia, le banche italiane hanno aumentato i costi dei semplici conti correnti perché con la riduzione dei tassi di interesse sono diminuiti i margini di redditività. Inoltre le sofferenze bancarie e i costi fissi hanno indotto gli istituti di credito ad essere più prudenti rispetto al passato, con tutte le conseguenze sul piano della restrizione del credito.
A rimetterci però in primo luogo sono i cittadini, che hanno visto salire i costi delle commissioni a una cifra esorbitante. In sostanza al giorno d’oggi conviene molto rispetto a dieci anni fa stipulare un mutuo prima casa (sia a tasso fisso che variabile), mentre aprire un conto e tenere i propri risparmi in banca costa molto di più.
Tuttavia è anche vero che oggi il cliente ha a disposizione molte più offerte che in passato, può gestire il proprio conto interamente online, o affidarsi alle banche per attività assicurative o altri servizi. In pratica, ci sono maggiori margini di contrattazione e variabili, e si possono ottenere condizioni comunque vantaggiose.