Una sfida in tribunale piuttosto inedita quella che vedrà contrapposti dal 30 agosto prossimo da una parte il Consiglio nazionale del Notariato e dall’altra il Ministero dello Sviluppo economico e la Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Roma.
L’oggetto del contendere è la possibilità recente concessa alle start up, con un decreto del Ministero dello sviluppo economico, di registrarsi online sul sito startup.registroimprese.it, messo a punto da Unioncamere e Infocamere, senza passare dunque da un notaio. Il fine, a parere del legislatore, è snellire le procedure burocratiche e permettere ai giovani imprenditori di risparmiare sui costi iniziali.
In pratica, una firma digitale sostituisce quella del notaio. E i notai non ci stanno, sostenendo di essere gli unici garanti della validità degli atti ufficiali, e che una procedura online possa favorire il furto di identità. Inoltre, una parte di clientela, anche se probabilmente non la più redditizia, farebbe tutto da sola, senza consulenza notarile.
I dati della Banca mondiale tuttavia sembrano andare nella direzione scelta dal governo. In Italia i costi di avviamento di un’attività rispetto al reddito procapite sfiorano il 14%, mentre la media dei paesi Ocse è del 3,2%. Per non parlare dei paesi dell’area anglosassone, dove la possibilità di fare impresa è accompagnata da pochi vincoli burocratici.
Difficilmente dunque le proteste del mondo notarile avranno un seguito. Anche se le argomentazioni legate all’anonimato delle società e al rischio connesso di reati sono da prendere sul serio, l’impressione è che ci sia anche una naturale difesa della categoria e di interessi costituiti da una pratica in uso da decenni.