A inizio 2016 il World Economic Forum aveva diffuso uno studio sull’impatto dell’industria 4.0, figlia delle rivoluzioni tecnologiche degli ultimi anni. Un modello industriale innovativo, con una produzione sempre più automatizzata, affidata a robot e interconnessa. Un’opportunità da un lato per lo smart manifacturing, i prodotti creati ad esempio da stampanti 3D e a basso costo. Un rischio per i posti di lavoro.
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha affrontato in un’audizione alla Camera l’argomento, sostenendo le misure che il governo intende mettere in campo. Tra i provvedimenti, contributi statali per gli esperti di tecnologie digitali che entrano nelle piccole e medie imprese, ma anche lo sblocco della riforma del Fondo centrale di garanzia e la detassazione per il salario di produttività.
Il ministro afferma che il pacchetto di misure verrà inserito nella prossima legge di stabilità e affronterà la tematica seguendo questo approccio: “Investimenti in innovazione; fattori abilitanti; standard di interoperabilità sicurezza e informazione internet; rapporti di lavoro salari e produttività; finanza d’impresa”.
In particolare, sarà necessario per le Pmi sfruttare questa “occasione imperdibile di rilancio della competitività”, altrimenti i rischi connessi alle innovazioni tecnologiche travolgeranno la forza lavoro e renderanno molte aziende poco appetibili per il mercato. A questo proposito, uno degli strumenti finanziari messi in campo per incentivare le aziende ad innovare in modo intelligente possono essere i development bond, ovvero obbligazioni aziendali emesse per favorire progetti di ristrutturazione. Uno strumento finora sconosciuto alle Pmi e che porterà maggiori risorse da investire.