I fondi europei per i professionisti

L’ultima manovra finanziaria del governo Renzi ha stabilito un principio che finora non era mai stato riconosciuto: “le professioni valgono come le imprese”. Tradotto in termini concreti, vuol dire che al di là della forma giuridica e del numero di occupati, anche i singoli professionisti generando reddito e sviluppo hanno diritto ad accedere a forme di finanziamento che incentivino la loro attività. Con la speranza poi che il professionista abbia successo e generi altro lavoro.

Per i lavoratori autonomi, dunque, e non solo per le imprese, ci sarà la possibilità da quest’anno di accedere ai bandi regionali per l’accesso alle risorse del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo di sviluppo regionale (conosciuti con gli acronimi FSE e FESR).

I potenziali beneficiari di questi fondi si aggirano intorno ai 3,2 milioni di persone, di cui molti giovani con Partita Iva, che svolgono magari la loro attività da casa o presso un coworking. Le risorse messe a disposizione sono oltre 50 miliardi di euro. Ma come devono essere utilizzate?

Principalmente sono fondi che servono per la formazione, per l’acquisto di nuove attrezzature, per sostenere stage e anche in una certa misura per microinvestimenti.

Secondo gli esperti, le ricadute di questi fondi sul mercato del lavoro potrebbero essere molto significative, abbassando ancora il tasso di disoccupazione e dando nuova spinta a quelle attività di singoli professionisti, che negli ultimi anni hanno sofferto il fatto di ritrovarsi spesso in coda a un sistema produttivo bloccato.

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