Dopo otto anni, a seguito della fine dell’embargo, domenica 17 aprile Air France torna a fare rotta sull’Iran con tre voli a settimana. La tratta Parigi-Teheran ha però suscitato la protesta delle hostess che non hanno apprezzato la nuova divisa: pantaloni, giacca lunga e obbligo di coprire la testa e i capelli con un velo al momento dello scalo. Divisa necessaria per rispettare la legge iraniana, che impone a tutte le donne di coprire il capo in luoghi pubblici.
“Non vogliamo far polemiche, non sta a noi dare un giudizio sull’uso del velo in Iran. Quello che noi denunciamo è l’obbligo”, ha affermato ai microfoni di ‘FranceTv info’ il segretario del sindacato di categoria Unsa Pnc, François Redolfi. La proposta fatta dalle hostess è quella di poter scegliere se lavorare sui voli da e per l’Iran, senza che in caso di rifiuto vi siano conseguenze sullo stipendio. “Il problema – spiega Christophe Pillet, rappresentante del sindacato Snpnc del Comité central d’entreprise – è che la direzione non accetta una mediazione. Da mesi abbiamo fatto presente che c’è un problema da affrontare, ma loro minacciano di sanzionare chi non seguirà queste disposizioni”. A sostegno della loro proposta le hostess sottolineano che c’è tutto il tempo per procedere alla selezione del personale disponibile a coprire tale rotta e il fatto che non mancherebbero i numeri per garantire un regolare servizio.
Air France si limita a notare che “i membri dell’equipaggio, come ogni turista straniero, sono obbligati a rispettare le leggi dei paesi che visitano”, sottolineando anche come l’uso obbligatorio del velo in alcune tratte “non è una novità”, soprattutto in Arabia Saudita.